Titolo: Il marchio della Vita
Sottotitolo: Cercando una via immaginifica alla distruzione dell’esistente
Data: maggio 2012
Origine: Consultato l’8 febbraio 2018 su www.informa-azione.info

Le idee nascono dai fatti, le parole accompagnate dall’azione portano il marchio della vita. Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita. Roberto Adinolfi ingegnere nucleare, amministratore delegato in carica dell’Ansaldo Nucleare, ha guidato in qualità di direttore tecnico il consorzio Ansaldo Fiat, creato per la progettazione degli impianti italiani di Montalto di Castro e di Trino Vercellese, in passato ha collaborato al rimodernamento del fu Superphenix e ha costruito gli impianti a Cernavoda in Romania. Prima che il nucleare ricadesse in disgrazia, è stato tra i maggiori responsabili insieme a Scajola del rientro del nucleare in Italia. Membro della commissione Unicem per la normativa nucleare e vice presidente della Società Nucleare Italiana, componente del Governing Board della piattaforma tecnologica europea Sustainable Nuclear Energy. Pur non amando la retorica violentista con una certa gradevolezza abbiamo armato le nostre mani, con piacere abbiamo riempito il caricatore. Impugnare una pistola, scegliere e seguire l’obiettivo, coordinare mente e mano sono stati un passaggio obbligato, la logica conseguenza di un’idea di giustizia, il rischio di una scelta e nello stesso momento un confluire di sensazioni piacevoli. Un piccolo frammento di giustizia, piombo nelle gambe per lasciare un imperituro ricordo di quello che è ad un grigio assassino. L’obiettivo è uno scienziato incolore, un tecnico, parola tristemente di moda in questi tempi che dietro una fittizia neutralità nasconde la longa manus del capitale, un dirigente poco incline a comparire alla ribalta, nello stesso tempo un responsabile scellerato che non solo ha progettato e rimodernato centrali nucleari che hanno fatto e continuano a fare morti in giro per il mondo. Non solo ha progettato od ha collaborato nella gestione di centrali mortifere ma ne ha promosso l’impianto e lo sfruttamento con l’Ansaldo tramando con i singoli governi; scienza, politica ed economia in perfetto connubio. La scienza nei secoli passati ci aveva promesso l’età dell’oro, oggi ci sta conducendo per mano verso l’autodistruzione e la più totale delle schiavitù. Il binomio scienza-tecnologia non è mai stato al servizio dell’umanità, nella sua più profonda essenza mostra il bisogno impellente di eliminare tutto ciò che è irrazionale, di disumanizzare, annichilire, di fatto distruggere l’umanità. Il capitalismo con l’aiuto della scienza tende ad annullare i conflitti, gli individui oggi sono liberi di realizzare la propria soggettività solo attraverso il consumo e la produzione di merci. La macchina ordina, l’uomo esegue. Il capitale ordina, il consumatore consuma. La scienza ordina, la tecnologia uccide. Stato e scienza, capitalismo e tecnologia sono una cosa sola, un unico solo moloch. Accordi sempre più stretti tra stati, capitalismo diffuso, scienza senza scrupoli, tecnologia criminale stanno uccidendo inesorabilmente il pianeta. A pochi chilometri da noi in Francia, Svizzera, Romania le centrali nucleari non si contano più. Nella sola Unione Europea ve ne sono centonovantasette, dodici a ridosso dei confini italiani. Adinolfi lo sa bene è solo questione di tempo ed una Fukushima europea mieterà morti nel nostro continente. Siamo certi ingegnere che mai nemmeno per un secondo ti sei sentito corresponsabile di tale spada di Damocle sulle nostre teste. Ti diamo una cattiva notizia ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, è la tua fisica che ce lo insegna. Con questa nostra azione ti restituiamo una piccolissima parte delle sofferenze che tu uomo di scienza stai riversando sul mondo. Roberto Adinolfi uomo di punta dell’Ansaldo Nucleare tentacolo della Finmeccanica, mostruosa piovra artificiale. I suoi tentacoli ovunque si strangola uccide e opprime. Finmeccanica vuol dire Ansaldo Energia con le sue tombe nucleari. Finmeccanica vuol dire Ansaldo Breda con i suoi treni ad alta velocità che devastano il territorio. Finmeccanica vuol dire Selex Sistemi Integrati, Dirstechinical Service Inc. Elsag Datamat con i suoi equipaggiamenti della polizia razzista statunitense per il controllo dei confini messicani, con il suo delirante progetto di muro elettronico al confine della Libia contro i migranti, e le sue sofisticate forniture elettroniche ai carabineros cileni. Finmeccanica vuol dire Avio Alenia, Galileo e Selex con i suoi mortali caccia bombardieri F35, e i terribili droni aerei senza piloti. Finmeccanica vuol dire poligono interforze del Salto di Quirra in Sardegna. Finmeccanica vuol dire bio e nano tecnologie. Finmeccanica vuol dire morte e sfruttamento, nuove frontiere del capitalismo italiano. Gli esseri umani sono fatti di carne e sogno. Il nostro sogno è quello di un umanità libera da ogni forma di schiavitù, che cresca in armonia con la natura. Un sogno che rendiamo vivo nel momento in cui lottiamo per realizzarlo. Questo sogno ha per noi un nome “anarchia” e siamo disposti a giocarci tutto per realizzarlo. Non siamo soli in questa avventura, in tutto il mondo una nuova anarchia è sbocciata al fianco di un anarch-ismo ideologico e cinico, un anarch-ismo svuotato da ogni alito di vita che solo nella teoria e nel presenzialismo ad assemblee e manifestazioni trova la sua realizzazione, il tutto invigliacchito da un cittadinismo che puzza di morte. Una nuova anarchia è sorta dalle macerie di questo anarch-ismo, mille e mille nuclei sparsi per il mondo che parlano tra di loro attraverso mille e mille azioni. Damiano Bolano, Giorgos Nikolopoulos, Panayiotis Argyrou, Gerasimos Tsakalos, Michalis Nikolopoulos, Olga Ikonomidou, Christos Tsakalos, Haris, Hatzimichelakis la cellula dei membri prigionieri delle CCF/FAI sono stati questi fratelli e questa sorella a darci la determinazione ed il coraggio di lottare, la loro coerenza e progettualità ci hanno fatto forti. Camenish, Pombo da Silva, Eat e Billy, Tortuga, Silva, Costa, Billy e tanti altri prigionieri nelle carceri di mezzo mondo, Russia, Messico, Cile, Indonesia, Svizzera, Stati Uniti sono stati loro a insegnarci a non avere paura delle galere. De Blasi, Pinones, Di Napoli, Cinieri, Morales, Sole, Baleno e i tanti uccisi dalla repressione statale sono stati loro a insegnarci a non aver paura della morte. Sono state le sorelle e i fratelli a noi sconosciuti della FAI/FRI italiana che ci hanno preceduto a darci una concreta prospettiva organizzativa informale. Con la loro determinazione, costanza e testardaggine, a dispetto del pessimismo generale, contro una critica-critica sempre piena di livore, contro un realismo senza speranza, contro tutto e tutti sono riusciti a tenere accesa la fiaccola del nuovo anarchismo. Fiaccola diventata luminosa come il sole quando le sorelle e i fratelli delle CCF hanno apportato il loro contributo di coraggio-azione-organizzazione. Se fossimo stati realisti non avremmo armato le nostre mani. Se fossimo stati realisti non affronteremmo tanti rischi, vivremmo le nostre esistenze producendo, consumando, magari indignandoci. Siamo dei folli amanti della libertà e mai rinunceremo alla rivoluzione, alla distruzione completa dello stato e delle sue violenze. nella nostra rivolta anarchica e nichilista la speranza di un futuro senza confini, guerre, classi sociali, economia, sfruttati e sfruttatori. La possibilità di concretizzare questo sogno è per noi come un bagliore di luce nell’oscurità. Per quanto sia lieve questo bagliore vale sempre la pena di tentare, costi quello che costi, la qualità della nostra vita ne sarà sempre arricchita. A voi anarchici che ci accusate di essere velleitari, avventuristi, suicidi, provocatori, martiri diciamo che con le vostre lotte “sociali” con il vostro cittadinismo lavorate al rafforzamento della democrazia. Sempre alla ricerca del consenso, senza mai oltrepassare i limiti del “possibile” e del “razionale”, l’unica bussola delle vostre azioni il codice penale. Disposti a rischiare solo fino ad un certo punto sempre pronti a trovare infinite giustificazioni ideologiche pur di non ammettere le proprie paure. Siamo sicuri che un giorno avrete l’ultima parola anche su di noi, come in passato l’avete avuta su altre esperienze di lotta armata. Tra qualche anno scriverete un bel libro sulla nostra storia, criticando i nostri errori e le nostre mancanze, dall’altezza della vostra “coerenza” non si è mai abbastanza rivoluzionari, ma nessuno neppure voi, potrà toglierci il piacere che oggi proviamo ad aver realizzato pienamente e vissuto qui e oggi la nostra rivoluzione. Se ci soffermiamo sulle vite della stragrande maggioranza di noi anarchici ci rendiamo conto che non sono così tanto lontane dall’alienazione di chi consuma, produce e crepa. Produciamo e consumiamo cultura radicale e musica alternativa e lentamente molto lentamente crepiamo senza mai aver impugnato un’arma o colpito un oppressore. Tutta la nostra tensione rivoluzionaria si sfoga in articoli infuocati per i nostri giornali e siti, in testi infuocati per le nostre canzoni e qualche sporadico scontro di piazza tanto per mettere a tacere la propria coscienza. Sia ben chiaro che è un autocritica quella che facciamo, non ci sentiamo così diversi dagli altri anarchici. Impugnando una stupida pistola abbiamo solo fatto un passo in più per uscire dall’alienazione de “non è ancora il momento…”, “I tempi non sono maturi…”. Vincere la paura è stato più semplice di quello che ci eravamo immaginati. Realizzare oggi quello fino a ieri ci sembrava impossibile è l’unica soluzione che abbiamo trovato per abbattere il muro dell’oppressione quotidiana, dell’impotenza e della rassegnazione che ci hanno visti fino ad ora come pedine di un anarchismo insurrezionalista di facciata, che con la sua mancanza di coraggio legittima il potere. Potevamo colpire alla ricerca del “consenso” lì dove il dente duole per esempio qualche funzionario dell’Equitalia, ma con questa azione non siamo alla ricerca di “consenso”. Quella che adesso cerchiamo è complicità. In un passato recente un nucleo della FAI/FRI lo ha fatto ferendo gravemente un funzionario dell’Equitalia, lo ha fatto ricevendo una diffusa approvazione, cosa che gli anarchici autodenominatosi “sociali” in questi anni hanno infinite volte tentato di raggiungere senza mai riuscirci. I fratelli e le sorelle del “Nucleo Free Eat e Billy” ci hanno dimostrato con quell’azione che tutto sommato la coerenza paga e che non c’è bisogno di limitarsi nelle azioni per ottenere “consenso”. Questi compagni hanno scrollato dalle nostre spalle una maledizione che sta pesando da troppo tempo sulle spalle degli anarchici, la maledizione di quella mal interpretata ricerca di consenso sociale che lega le mani di quanti sono consapevoli dell’urgenza dell’agire, qui ed ora. In questi tempi in cui tante certezze dello stato capitale stanno naufragando l’idea di libertà non ammette deroghe: l’idea di sociale in lotta in cui ci riconosciamo e vogliamo muoverci è quella di un popolo in armi contro ogni forma di oppressione statale, politica, economica. Non consideriamo un referente i cittadini indignati per qualche malfunzionamento di un sistema di cui vogliono continuare ad essere parte. Scambiare rabbia ed indignazione per un processo di rivolta allo status quo è segno di una pericolosa miopia rivoluzionaria. Fa invischiare compagni/e anche generosi nella coltivazione di un orticello di democratico dissenso, con le sue piccole cricche e consorterie i suoi politicanti in sedicesimo, la generosità che si trasforma in assistenzialismo, la spettacolarizzazione dello scontro con relative manipolazioni mediatiche. Solo la radicalizzazione del conflitto può condurre a percorsi di libertà individuale e sociale. Individuare l’obiettivo, “colpire dove più nuoce”, saper riconoscere il nemico anche quando veste i panni dell’agnello. Far lavorare di pari passo le armi della critica e la critica delle armi. Non c’è né retorica né spettacolo in un’azione portata a termine con l’adeguata scelta di strumenti ed obiettivo. Con questa azione diamo origine al “Nucleo Olga”. Con entusiasmo aderiamo alla FAI/FRI, unendoci ai tantissimi gruppi della nuova internazionale anarchica sparsi per il mondo, Messico, Cile, Perù, Argentina, Indonesia, Russia, Inghilterra, Italia, Spagna, Grecia… A progettare e realizzare questa azione sono stati degli anarchici senza alcuna esperienza “militare”, senza alcun specialismo, solo degli anarchici che con questa nostra prima azione vogliono segnare definitivamente un solco tra loro e anarchismo infuocato solo a chiacchiere e intriso di gregarismo. Abbiamo preso il nome di una nostra sorella delle CCF, Olga Ikonomidou perché nella coerenza e forza dei componenti della “Cellula dei membri prigionieri delle CCF/FAI” risiede il cuore della FAI/FRI. Nelle nostre prossime azioni, il nome degli altri fratelli greci, un azione per ognuno di loro. Con il ferimento di Adinolfi proponiamo una campagna di lotta contro Finmeccanica piovra assassina. Oggi Ansaldo Nucleare domani un altro dei suoi tentacoli, invitiamo tutti i gruppi e singoli FAI a colpire tale mostruosità con ogni mezzo necessario.

Lunga vita alle cospirazione delle cellule di fuoco

Lunga Vita alla FAI/FRI

Viva l’anarchia!

Nucleo Olga FAI/FRI