Titolo: Intimità Criminale
Sottotitolo: una gang di criminali queer
Data: 2009
Note: Questi testi arrivano da Bash Back!, una tendenza queer anarchica partita dalla zona nord-occidentale degli Stati Uniti. Puntava ad essere una rete di connessione per combattere la pietosa normalizzazione del capitale, dello stato e dell’eterosessualità. Per leggere altri contenuti simili rubate una copia di “Queer Ultraviolence: Bash Back! Anthology” o cercate online.
Prefazione e traduzione di Rete Antispecista (Roma). Per feedback, confronti o proposte: madkid000@yahoo.com

Prefazione

Una feroce insurrezione, una lurida rivoluzione degli emarginati, la rivalsa degli esclusi. Con questo manifesto, Mary Nardini Gang manda un chiaro messaggio a chi è stancx – o incazzatx – di (soprav)vivere nell’oppressione cis-bianco-etero-abile-patriarcale. Sta chiamando alle armi noi t̶r̶a̶v̶e̶s̶t̶i̶t̶i̶,̶ ̶a̶n̶o̶r̶m̶a̶l̶i̶,̶ ̶r̶i̶c̶c̶h̶i̶o̶n̶i̶,̶ ̶i̶n̶v̶e̶r̶t̶i̶t̶i̶,̶ ̶f̶i̶n̶o̶c̶c̶h̶i̶,̶ ̶f̶r̶o̶c̶i̶ ̶d̶i̶ ̶m̶e̶r̶d̶a̶,̶ ̶c̶u̶l̶a̶t̶t̶o̶n̶i̶,̶ ̶c̶h̶e̶c̶c̶h̶e̶,̶ ̶t̶r̶o̶i̶e̶ ; ci sta pregando di non lasciare più che tutto ci scivoli addosso, di trasformare il dolore in collera e follia da slegare per le strade, a letto, a scuola, negli uffici. Questa realtà ci ha sedato e soffocato, ci ha convintx di dover cambiare perché non abbastanza cis, non abbastanza trans, non abbastanza nulla. Ci ha istruito – fin da quanto siamo natx – sui più efficaci meccanismi di adattamento per correggerci e aggiustarci, strappandoci via le nostre identità in una vera e propria conversione violenta, per poter essere accoltx nella loro noiosa retorica qualunquista. Cercano da sempre di spegnere la nostra fiamma interiore, colpendoci alle spalle con la loro inesistente e inverosimile empatia da moderati mediatori privilegiati, infantilizzandoci con parole pietose e rivoltanti sguardi compassionevoli. IL trans, LA lesbica, IL gay, IL/LA bisessuale, per loro siamo degli articoli di cose, delle virgole fra una frase e l’altra, variabili discutibili e trascurabili . Giocano con le nostre vite, dimostrando l’inutilità di un approccio pacifico e apprensivo di conciliazione fra la loro realtà – giusta e naturale – con la nostra – fuori controllo e sbagliata. Ci hanno innumerevoli volte dato prova dell’aridità delle loro vite, trascinandoci in una spirale di anestesia emotiva per indurci a negare la nostra stessa esistenza, a rifiutare un’urgente liberazione dalle latenti catene che loro stessx hanno forgiato. Allora diciamo basta, strappiamoci via questi strati di pelle tessuti da chi ci vuole ‘normali’ : TraNsformiamoci.

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Because the night belongs to lovers. Because the night belongs to us.
— Patti Smith

Sulla morte

Vivere in questa civiltà significa essere mortx, vuotx. La morte è l’interesse e l’aspirazione dell’appartenenza sociale, è la relazione in cui la vita è ridotta al capitale e all’interscambio. E’ ovunque; in chi cammina per strada senza incrociare alcuno sguardo, negli scambi fra i vari servizi, nei corridoi di una grande distribuzione organizzata, sulle panche della chiesa. Nel capitale, nell’eteronormatività, nella legge, nella moralità – in qualsiasi luogo esiste la logica della morte.

L’impensabilità dei nostri desideri viene ribadita in continuazione, potere e controllo scritti sui nostri corpi. Cos’è la passione? Il desiderio? L’avventura? Il divertimento? Cosa, se non parole accattivanti per inserzioni? Il nostro amore, il nostro appetito e i nostri stessi corpi sono inscritti in questo sistema, il capitale è riportato sulla nostra pelle. Non dobbiamo neanche azzardarci a sognare: come potremmo concepire di volere oltre tutto questo?

I soggetti e sforzi del biopotere – gli stivali degli omofobi, le onnipresenti e accecanti luci blu delle videocamere di sorveglianza, le campagne militari e per il matrimoni gay, le incessanti sofferenze della monogamia, manichini e pubblicità nauseanti – sono ovunque, come posti di blocco che garantiscono l’impossibilità di qualsiasi altra realtà. La vita così, messa a nudo, non è nient’altro che una brutale sopravvivenza – banale, fredda, paralizzante. Potrebbe essere più chiaro di così? L’etero-capitalismo, questa società, questa totalità: è lì fuori per distruggerci.

Ottenere e condividere: riprenderci ciò che è nostro

Il meccanismo del controllo ha reso illegale la nostra esistenza. Abbiamo sopportato e sofferto la criminalizzazione e crocifissione dei nostri corpi, del nostro sesso, dei nostri generi ribelli. Assalti, caccia alle streghe, condanne al rogo. Abbiamo ricoperto il ruolo di deviatx, puttane, pervertitx ed abomini. Questa civiltà ci ha resx criminali, e di conseguenza abbiamo dedicato le nostre vite alla criminalità. Nella criminalizzazione dei nostri piaceri, abbiamo scoperto il piacere dell’essere criminali! Nell’essere banditx a causa della nostra esistenza, abbiamo scoperto che siamo, senza ombra di dubbio, dellx cazzo di fuorilegge!

Moltx attribuiscono a noi queer la causa del declino della società – e ne siamo orgogliosx. Qualcunx crede che intendiamo fare a pezzi questa civilizzazione e le sue morali – niente di più vero. Siamo spesso descrittx come depravatx, fatiscenti e rivoltanti — ma hey, non hanno ancora visto nulla.

Parliamoci chiaro: siamo criminali anarchoqueer e questo mondo non è e non sarà mai abbastanza per noi, vogliamo rovinarlo e annientare la morale borghese. Siamo qui per distruggere ciò che ci sta distruggendo.

Parliamo di rivolte: stiamo tracciando la caduta dell’ordine sociale e discendenze per lx nostrx futurx criminali queer. Oh, il nettare dal quale ci dissetiamo: piratx lesbiche che solcano i mari, ribelli queer che danno fuoco a volanti degli sbirri, orge nel bel mezzo delle rovine dell’industrializzazione, ladrx di banche che indossano i triangoli rosa, reti di aiuto comunitario fra sex workers e banditi, gang di frocxtransessualx che rispondono alle fottute armi. Ci hanno assicurato che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, abbiamo scelto di vivere come se fosse così. Ma in cambio, vi promettiamo che avete i giorni contati.

Nella nostra rivolta stiamo sviluppando una sorta di gioco; questi sono i nostri esperimenti di autonomia, potere e forza. Non paghiamo nulla di ciò che indossiamo e raramente sganciamo per del cibo. Rubiamo dai nostri posti di lavoro e raggiriamo per sopravvivere, scopiamo in pubblico e godiamo come non mai, ci scambiamo consigli per truffe fra pettegolezzi e preliminari, abbiamo saccheggiato fino al midollo e ci siamo dilettatx nel condividere il bottino fra di noi.

Di notte sfasciamo tutto, tenendoci per mano e saltellando verso casa. Stiamo facendo crescere le nostre strutture di supporto e potremo sempre contare l’unx sull’altrx. Nelle nostre orge, rivolte e rapine, stiamo articolando e approfondendo la collettività di queste rotture.

Sull’intimità criminale, creare il mondo, divenire qualsiasi cosa

Quest’estasi ed eccitazione verso la criminalità è incontestabile. Abbiamo provato le più intense e dolci scariche di adrenalina scappando dalla sicurezza e facendo sesso orale sul bus, e niente ci fa sentire più vivx del peso di un martello contro la faccia del capitale. Il crimine mi aiuta ad alzarmi dal letto ogni mattina.

Noi queer ed altrx rivoltosx abbiamo sviluppato ciò che verrebbe comunemente chiamato un’intimità criminale. Esploriamo la solidarietà materiale e affettiva tra fuorilegge e ribelli e nel nostro intralcio alla legge abbiamo illegalmente scoperto la bellezza l’unx dell’altrx, nel rivelare i nostri desideri allx nostrx compagnx di crimine ci siamo conosciutx più intimamente di quanto la legalità ci avrebbe mai permesso. Nel desiderio creiamo conflitto, e nel contrasto al capitale abbiamo scoperto una via fuga dall’indebolimento delle nostre vite. La nostra trattativa è il conflitto.

Il vero potere manifestato dai nostri crimini non è nel danno causato ai nostri nemici o nel miglioramento delle nostre condizioni (nonostante ci piacciano entrambi). Il potere che esprimiamo è nell’emancipazione e relazioni che creiamo, nel nostro sesso e nei nostri attacchi – quando ci togliamo le maschere e condividiamo il nostro accumulo di mattoni – siamo espandendo la nostra affinità. Nei nostri crimini, creiamo nuove dinamiche relazionali di intimità criminale, e in queste possibilità impariamo come possiamo, tuttx insieme, ridurre questo mondo a brandelli.

Dobbiamo privare i nostri corpi degli organi. All’interno di ognunx di noi c’è una piscina immaginaria che contiene tutto ciò che siamo capaci di diventare – i nostri desideri, affetti, potere, modi di agire ed altre infinite possibilità. Per incarnare e attivare queste possibilità, dobbiamo sperimentare il modo in cui il nostro corpo agisce in collaborazione con quello dellx altrx. Commettiamo crimini insieme così da poter svelare il nostro divenire criminali.

Non proponiamo le parole ‘criminale’ o ‘queer’ come identità, né come categorie. Criminalità, queerness: questi sono gli strumenti per la rivolta contro identità e categorie, queste sono le nostre linee di fuga, fuori da ogni limite. Siamo in conflitto con tutto ciò che blocca ogni desiderio, stiamo diventando qualsiasi cosa. La nostra unica comunanza è il nostro odio per tutto ciò che esiste e una tale rivolta del desiderio non potrà mai essere assimilata nelle forme di stato.

Lx giornalistx di destra invocano l’immaginario di ‘guerra culturale’ combattuta fra la società civile da una parte e quella queer dall’altra. Rifiutiamo questo modello di guerra, perché la nostra guerra è sociale. Il nesso tra il dominio e la società classista è ovunque, così come rotture e origini di conflitti. In queste fessure noi esistiamo nella ribellione – noi queer, criminali, qualsiasi cosa.

Le nostre parole sconce e sussurri notturni compongono una lingua segreta, quella di ladrx e amanti, estranea a questo ordine sociale, eppure porta le note più dolci nelle orecchie dellx ribelli. Questo linguaggio rivela il nostro potenziale per creare il mondo, la nostra lotta è uno spazio per far sbocciare altre nostre possibili rivelazioni di noi stessx. Organizzando il nostro universo segreto di abbondanti possibilità collettive, condivise ed esplosive, stiamo costruendo un nuovo mondo di rivolte, orge e decadenza.