Machete (rivista)

Che se ne vadano via tutti

aprile 2008

«Quando il padrone o la padrona chiamano un servo per nome, nessuno di voi risponda, altrimenti non ci saranno più limiti alla vostra oppressione. E i padroni stessi ammettono che, se un servitore viene quando è chiamato, basta».

Jonathan Swift, Istruzioni alla servitù

Li sentite? I nostri padroni ci stanno chiamando.

Ci stanno dicendo che i prossimi 13 e 14 aprile si voterà. Dovremo andare alle urne a mettere una croce sulle nostre aspirazioni, delegandole ad uno dei tanti candidati che ci verranno propinati. Uno qualsiasi, a nostra scelta, tanto non c’è differenza. Chiunque verrà eletto non cambierà nulla della nostra miserabile esistenza su questa terra inquinata, avvelenata, corrosa. Continueremo a tirar a campare, impoveriti dei nostri sogni e desideri, stremati dal lavoro, spenti davanti a un televisore acceso. Nel corso degli anni i governi si sono succeduti, l’uno dopo l’altro hanno fatto promesse più o meno mirabolanti, l’uno dopo l’altro non le hanno mantenute. Mentre chi abbiamo mandato a scaldare gli scranni del Parlamento gode di immensi privilegi ed ha accumulato sostanziose fortune per sé e la sua famiglia, a noi è rimasto solo di morire in una qualsiasi ThyssenKrupp o di soffocare sommersi dalla spazzatura.

Sappiamo bene cosa ci aspetta nelle prossime settimane. Un’estenuante campagna elettorale condotta da vecchi e giovani saltimbanchi della politica, pronti a tutte le lusinghe e raggiri pur di estorcerei il voto. Guardateli come si stanno travestendo, assumendo nuovi nomi per rendersi più presentabili. Ascoltateli come si riempiono la bocca di Popolo e Democrazia, queste allucinazioni collettive continuamente evocate per attirare i gonzi. Eppure, ormai l’hanno capito tutti: fra destra e sinistra, fra un Berlusconi e un Veltroni, non ci sono sostanziali differenze. Sono come la Coca e la Pepsi, che si contendono il mercato offrendo il medesimo prodotto, limitandosi a confezionarlo in maniera diversa. I rispettivi piazzisti possono anche litigare, insultarsi, ricorrere a colpi bassi, ma la comune identità di obiettivi resta inalterata. Sentiamoli sulle questioni più controverse del momento: tutti sono favorevoli (con le dovute sfumature) alle missioni militari all’estero, all’alta velocità in Val Susa, all’ampliamento della base USA di Vicenza, ai centri di permanenza temporanea, alle “leggi scellerate” sulla sicurezza... né si può dire che si differenzino granché per le loro ricette in materia economica. Una cosa è certa. Mai come in questo momento il sonno degli abitanti del Palazzo è tormentato dallo spettro della cosiddetta antipolitica. Molti segnali indicano che si sta diffondendo ovunque. Sotto una forma ambigua, è vero, che non si fonda su una radicale critica della delega e dell’esercizio del potere. Ma sarebbe comunque stolto non soffiare su questo fuoco, anche se per molti si tratta di un astensionismo occasionale, come quello oggi invocato dai delusi del governo Prodi che appena ieri avevano contribuito ad eleggere.

Cosa accadrebbe in Italia se il numero degli astenuti fosse superiore a quello dei votanti?

Il trionfo dell’astensionismo costituirebbe un’arma formidabile da usare contro il prossimo governo, quale che sia. Se poi riuscisse addirittura a sfondare la quota del 50% degli aventi diritto al voto, l’annunciata vittoria della destra si sgretolerebbe irrimediabilmente.

La menzogna democratica si basa sul consenso. Per imporre la propria volontà, chi governa sbandiera la vittoria ottenuta in un gioco elettorale a cui ha partecipato la maggioranza della popolazione. Ma se questo gioco venisse snobbato dalla maggioranza della popolazione, allora il risultato finale non potrebbe che essere derisorio. Questo mancato riconoscimento anticipato non impedirebbe l’insediamento del nuovo governo, ovviamente, ma darebbe forza ad ogni futura contestazione.

Ecco perché vogliamo rispolverare la vecchia idea di uno sciopero elettorale generale. Se di fronte ai soprusi e all’arroganza degli industriali i lavoratori possono ricorrere ad una o più giornate di sciopero, perché ciò non dovrebbe accadere anche per protestare contro i soprusi e l’arroganza dei politici? Disertiamo i seggi elettorali cosi come si disertano i posti di lavoro. Uno sciopero che deve essere lanciato in tutto il paese, per superare quei localismi (Val Susa, Vicenza, Campania) che vorrebbero giustificarlo solo contro singole cattive amministrazioni. Uno sciopero che invita a svuotare i seggi, per non avallare il salvagente offerto alla politica dalle liste civiche. E, soprattutto, uno sciopero che non avanza rivendicazioni specifiche, che non si limita a dire no a Tizio o a Caio, a questo o a quel progetto, ma che sfida l’intero ordine politico: CHE SE NE VADANO TUTTI, di destra e di sinistra, vecchi e giovani, corrotti e rispettosi della legge!

La proposta è semplice: INVITARE ALLO SCIOPERO ELETTORALE GENERALE ATTUANDO UN BOICOTTAGGIO SISTEMATICO DELLA PROSSIMA CAMPAGNA ELETTORALE. Molestare tutti i politici che nelle prossime settimane verranno ad infestare le piazze delle nostre città. Rendere loro la vita impossibile mettendoli alla berlina in tutte le maniere. Seppellire di ridicolo ogni aspirante parlamentare. Bollare col marchio dell’infamia ogni forma di politica. Non ci sono limiti per realizzare quest’opera meritoria. Si può agire da soli o accompagnati, di giorno o di notte. Come meglio si preferisce. I mezzi a disposizione della fantasia di ciascuno sono infiniti. Una rapida occhiata a chi ci ha preceduto su questa strada è indicativa: c’è chi ha candidato un asino conducendolo per le strade della città a ricevere l’applauso del pubblico, c’è chi ha oscurato la pubblicità elettorale con un manifesto invitante alla scheda nera, c’è chi si è dedicato alla chimica per mandare in fumo le schede elettorali, c’è chi ha deturnato i manifesti affissi dai vari partiti, c’è chi ha organizzato esilaranti comizi di finti candidati, c’è chi ha contestato rumorosamente le parate degli aspiranti parlamentari, c’è chi ha sabotato appuntamenti propagandistici con telefonate minatorie, c’è chi si è intrufolato nei dibattiti politici per sottolinearne le menzogne e le contraddizioni, c’è chi ha divulgato scandali e malefatte dei nostri sedicenti rappresentanti, ecc. ecc.: non ci sono limiti se non quelli della nostra immaginazione. Come stimolo iniziale, mettiamo a disposizione quanto abbiamo realizzato saccheggiando il ricco arsenale dell’astensionismo sovversivo. Si tratta di spunti rigorosamente anonimi, per evitare di cadere in quell’autopromozione che è uno dei tratti più odiosi della politica. Chi li condividesse e volesse diffonderli, può trovarli sul blog

e riprodurli sotto forma di manifesti, volantini, adesivi. L’auspicio è che chiunque è interessato ad aggravare la crisi in cui versa la politica faccia altrettanto, realizzando idee e materiale astensionisti e mettendoli a disposizione di tutti. Per porre fine all’oppressione in cui vegetiamo è indispensabile iniziare col non rispondere alla chiamata dei nostri padroni. Abbiamo ancora un po’ di tempo per spargere la voce fra i nostri compagni di sventura, proponendo uno sforzo minimo ma dalle enormi potenzialità.


CITTADINI

Venite ingannati. Vi è stato detto che l’ultimo Parlamento, composto da imbecilli e lestofanti, non rappresentava la maggioranza degli elettori. È falso. Un Parlamento composto da babbei e da imbroglioni, al contrario, rappresenta a meraviglia gli Elettori che siete. Non protestate: un Popolo ha i rappresentanti che merita.

PERCHÉ LI AVETE ELETTI?

Ammettete senza scrupoli che più le cose cambiano e più rimangono uguali, che i vostri candidati se ne fregano di voi e non badano che ai propri interessi, alla vanagloria e al denaro.

PERCHÉ LI RIELEGGERETE DOMANI?

Fate il Parlamento a vostra immagine. Il cane torna al suo vomito – voi tornate ai vostri parlamentari...

ANDATE, CITTADINI! ANDATE, ELETTORI! ALLE URNE!

E non lamentatevi più. Fatela finita. Non provate a lamentarvi della sorte che vi siete scelti. Non insultate, a cose fatte, i Padroni che vi siete dati. Questi Padroni vi valgono, se voi li volete. Chi vi ha già preso tutto vi domanda ancora qualcosa:

DATEGLI I VOSTRI VOTI, CITTADINI!


Consultato il 26 marzo 2018 su digidownload.libero.it