Titolo: Tute Bianche
Sottotitolo: Pompieri nella rivolta
Autore: Anonimo
Data: 2000
Origine: Consultato il 20/11/2021 su anarcotico.net
Note: A cura di Alcuni rivoltosi (italiani)

Le tute bianche sono già ben conosciute nei movimenti di protesta un po’ in tutto il mondo, facilmente riconoscibili per la loro uniforme bianca e le loro protezioni, sempre in prima linea nelle manifestazioni.


Sebbene abbiano mostrato più volte il loro spirito riformista e reazionario, ancora non hanno ricevuto la risposta che, secondo noi, si meritano. Per questo consideriamo necessario diffondere informazioni su di loro, le loro tattiche e le loro bugie.


Il movimento delle tute bianche/Ya Basta! proviene dai più famosi e venduti centri sociali del nord Italia, come il Leoncavallo di Milano, il Rivolta di Mestre e il Pedro di Padova. È sufficiente osservare attentamente questi luoghi per capire come le tute bianche altro non possono essere che riformisti: accordi continui con le autorità, collaborazione attiva con i partiti politici, grandi eventi descritti come ‘do it yoursef’, leaders e gerarchie ben definite.
Con le loro dichiarazioni e le loro azioni le tute bianche giocano a fare i duri e stanno cercando, sempre più, nuovi appoggi tra chi lotta contro la globalizzazione.
Però la realtà non si può nascondere: le loro relazioni con il partito dei verdi e partiti di sinistra (molti Giovani Comunisti, appartenenti a Rifondazione militano nelle tute bianche) e la loro diretta implicazione nella politica (alcuni dei suoi leader come Farina e Casarini hanno partecipato piu’ di una volta, in veste di candidati, alle elezioni, comprese le ultime di quest’anno, e sono gli stessi che in TV hanno pomposamente dichiarato guerra alla polizia e al G8, salvo poi “contrattare la manifestazione” con il ministro degli esteri Ruggiero e il capo della polizia Di Gennaro...).


Possiamo considerare dei politici dalla nostra parte della barricata?
Noi pensiamo di no, anche se indossano il passamontagna per sembrare più duri oppure se parlano di lotta contro il potere solo per guadagnare la nostra complicità.
Quello che, secondo noi, le tute bianche stanno facendo è appiattire il conflitto, mediare per arrivare a situazioni di compromesso, considerare referenti i partiti politici e le istituzioni: le tute bianche sono un calmante di cui la guerra sociale non ha bisogno.


Crediamo che al nemico non si possa e non si debba tendere la mano, se le tute bianche lo fanno (e lo fanno) allora sono nostri nemici, sono pompieri della rivolta.
La rivolta non necessita acqua ma solo benzina per alimentarne il fuoco.


Le tutine si sono appropriate del termine ‘protesta di Seattle’ parlandone all’infinito, ma la realtà delle cose, noi che li abbiamo visti in azione diverse volte, ci raccontano che lo spettacolo procede così.


Prima parte: dichiarano guerra, riempendosi la bocca con paroloni e asserendo di poter chiudere o impedire questo o l’altro meeting di turno.


Seconda parte: chiedono manifestazioni autorizzate e collaborano con la polizia e con i partiti politici che spesso partecipano alle loro proteste.


Terza parte: si presentano alla manifestazione vestiti di tutto punto, caschi e protezioni, si mettono in prima linea, vigilano, con i loro imponenti servizi d’ordine, affinché nessuno abbia la malaugurata idea di fare qualcosa di diverso (soprattutto di colpire direttamente i luoghi del capitale) e che la marcia si svolga quindi senza “problemi”.


Quarta parte: ecco dove cercano la loro credibilità rivoluzionaria, negli scontri con la polizia! Solitamente si scontrano alla fine della manifestazione con scudi di plastica e caschi, cercando di sfondare per entrare nella zona proibita. Scontri farsa! Durano qualche minuto e con la massima attenzione a che le televisioni siano presenti, per lamentarsi poi piu’ tardi degli ‘inauditi’ attacchi della polizia. Si noti che la polizia non usa mai gas lacrimogeni che sono la loro arma favorita durante altri tipi di scontro. Ma è con questa farsa
che le tute bianche si costruiscono il consenso; la loro intenzione sembra essere quella di captare sempre più gente potenzialmente arrabbiata e disposta ad attaccare il potere e trascinarla in un passivo non-far-niente o comunque solo mero spettacolo.


Altra cosa importante è il loro ruolo di poliziotti in bianco. Spesso le tute bianche hanno cercato di isolare, smascherare o attaccare fisicamente chi è passato all’azione contravvendo alle loro regole.
Durante Tebio, nel maggio del 2000, le tute bianche distribuirono una specie di 12 comandamenti, regole da seguire.
Ad esempio (n.2) “nessuno può mettere in atto azioni spontanee di qualunque tipo”, oppure “non si puo’ lanciare niente che non sia stato deciso dagli organizzatori”. E nemmeno si sono dimenticati un bell’invito alla delazione (n.12): “informare le tute bianche di qualsiasi cosa accada”.
In quella circostanza ci fu chi contravvenne a queste regole attaccando direttamente alcuni simboli del capitale; le tutine pensarono bene, giorni dopo, di far visita al centro sociale che aveva ospitato i ‘dissidenti’ minacciando i presenti per avergli rovinato lo spettacolino.
Gli esempi si sprecano: Ancona, marzo del 2000, le tutine fanno un cordone tra gli anarchici e la polizia, Bologna, un paio di mese prima, alla manifestazione antifascista preferiscono i soliti scontri-farsa invece di attaccare i fascisti.

Vi siete mai chiesti perché le tute bianche sono così tanto conosciute e apprezzate da molti politici e dalla stampa? Il dibattito su questa questione è molto sentito in Italia, se date uno sguardo a ecn.org/movimento vi accorgerete che vi sono molte persone che criticano l’operato delle tutine.


La loro apparenza vi lascia credere che sono un movimento rivoluzionario, ma ciò a cui realmente tendono è trasformare la protesta in compromessi istituzionali, in spettacolo per la stampa, riducendo tutto alla ricerca della ‘pace sociale’. Ciò che stanno facendo, giorno dopo giorno, è uccidere il sentimento di rivolta spontaneo. Risulta chiaro, per noi, che le tutine sono una pericolosa infiltrazione nei movimenti di protesta e anche un reale ostacolo per una lotta totale contro il potere del capitalismo. È tempo che i compagni riflettano su questo, per non far l’errore di collaborare con loro. È l’ora di liberarsene! Sapendo che stanno già cercando di accaparrarsi la protesta di Genova contro il G8 e che stanno preparando il loro spettacolo, parteciperete con loro o cercherete di rovinare la festa?