Titolo: Miseria dell’anti femminismo
Sottotitolo: proteggere i propri privilegi e rinvigorire la cultura dello stupro
Autore: Anonimo
Data: Agosto 2020
Origine: Consultato su roundrobin.info
Note: Scritto in risposta a Distinti saluti!

Mio malgrado, rispondo a un articolo contro il femminismo uscito da un giornale anarchico. Il titolo è “Distinti saluti!”, un articolo pieno di stupidità a cui avrei volentieri fatto a meno di rispondere, ma visti gli ultimi articoli e comunicati che stanno venendo fuori da parecchi/e anarchicx, come anarchica e come femminista mi sento di fare uscire le mie ragioni, perchè di ste cazzate se ne sentano sempre meno, o che almeno ci siano risposte in questo vuoto deprimente che sta risucchiando parecchi/ie di noi.

Ho usato il plurale e il singolare per parlare alla persona o alle persone che hanno scritto l’articolo a cui vado a ribattere, perchè non so se è un singolo/una singola o se sono più persone.

Avverto che in questo articolo parlo di stupro, e i toni che utilizzo sono senza filtri.

L’articolo “distinti saluti!” è la solita accozzaglia di riflessioni che leggo da svariati anni contro il femminismo. Dopo il best seller “miseria del femminismo” e altri fantastici articoli come quello di una compagna anarchica in carcere uscito su un altro giornale anarchico, ecco che mi sono decisa a rispondere a questa serie infinita di cazzate.

Per prima cosa infatti mi balza all’occhio la miseria con cui si screditano certe lotte: il femminismo (ma potrei anche citare l’antispecismo) viene visto come una lotta di bassa lega, riformista e parziale, anzi addirittura controproducente in quanto rafforzerebbe il sistema capitalista.

Queste deduzioni vengono fatte senza aver nessuna idea di cosa sia il femminismo, ma anzi citando solo quei movimenti più riformisti che chiedono il diritto al voto, più posti di lavoro per le donne e più potere, pene più severe agli uomini che fanno violenza fisica e psicologica a una donna.

Anche l’antispecismo viene visto dai sacerdoti dell’anarchia come una lotta per dare voce a chi non ha voce e farli entrare nello stato di diritto. Comunicati, azioni, campagne (da cui bisognerebbe prendere esempio) fatte da antispecistx o femministe non contano, vengono sempre relegati ai piani più bassi come mere scelte, esigenze e gusti personali e che devono restare nel campo del “personale”.

Quelli come voi che scrivono articoli di 20 pagine per sproloquiare contro tuttx, farebbero meglio a non girare la frittata per affermare le proprie ragioni. Nell’articolo (ma purtroppo anche le mie orecchie ne hanno sentite tante) prendete in considerazione un tipo di femminismo che non mi appartiene, è inutile che stiate a fargli le pulci; o forse se lo fate è perchè siete cascati anche voi nelle maglie della società dello spettacolo e quindi conoscete solo un certo femminismo mainstream.

Conoscete solo Emma Goldmann? (che citate tanto, se l’avessi citata io come femminista sareste pronti a scrivere un libro sulle sue malefatte); conoscete solo “miseria del femminismo” come la maggior parte della galassia anarchica che, sentitasi in dovere di approfondire il femminismo, ha pensato bene di leggersi solo quel librucolo pieno di superficialità? Beh, comodo andarsi a leggere quella miseria, d’altronde se uno parte già prevenuto su una lotta, perchè capirla, meglio leggersi una critica già bella pronta, editata da una casa editrice anarchica a cui dare credito (perchè gli anarchici hanno sempre ragione).

Dunque dove eravamo, ah già, criticate dunque un femminismo che io come anarchica rifiuto, e così tanti altri femimnismi o teorie femministe che mi fanno cagare (Haraway e xenofemminismo – conoscete solo quelli perchè sono in tutte le librerie). Potrei citarvene altri di femminismi che non approvo, ma con questo non è che allora decido che non sono femminista; così come mi fanno cagare tanti anarchici e non mi ci trovo, non è che non sono più anarchica. Coltivo con grande amore e passione la mia anarchia e il mio femminismo, così come coltivo tante altre istanze che, insieme, interconnesse mi danno una visione molto chiara delle egemonie di potere.

Brevemente smonterò la tua convinzione che le femministe sono vittime e assistenzialiste, insomma delle crocerossine, soffermandomi sui centri anti violenza e sportelli per la salute della donna che critichi. Non è sempre un approccio assistenzialista, e non tutti questi centri aperti sono stati istituzionalizzati; visto che non lo sai puoi prendere come esempio l’ambulatorio popolare di Milano aperto da tantissimi anni che ancora oggi rifiuta qualsiasi patteggiamento e resiste allo sgombero.

Per come li conosco io non vogliono sostituire lo Stato con servizi migliori e dedicati, ma combattono il sistema sanitario istituzionalizzato!! Ah, e già che ci sono, evita di parlare di aborto e maternità, ci sono già i preti e la scienza che mi entrano nelle mutande e straparlano a caso dei nostri corpi provando evidentemente un piacere morboso.

Sai, caro/a scrittore anarchicx, se cominci un articolo facendo lo storico senza conoscere la storia, rischi di fare revisionismo: usi strumentalmente un certo femminismo (quello più conosciuto, mainstream) per rafforzare le tue astruse tesi, sei un impostore. Il capitalismo ti ha imbrogliato, perchè scrivi di ciò che ha più potere: un femminismo riformista che viene ascoltato, digerito e riformulato dal capitalismo.

Insomma, la tua ignoranza dilagante ti fa solo vedere ciò che c’è in superficie, e ti fa anche comodo per sputare merda su tutto ciò che esce dai confini della tua idea di anarchia.

Non è che come anarchici abbiamo la fortuna di aver trovato il portale della verità, e che non abbiamo bisogno di metterci in discussione. Non è che a un tratto sappiamo tutto, comprendiamo e rifiutiamo qualsiasi subalternità che crea razza, sesso, genere specie e classe. Secondo alcunx compagnx, i rapporti tra anarchici sono i migliori, non temono rapporti di potere, soprattutto non esistono differenze sessuali…però, come mai accadano tante violenze agite da uomini su compagne non si sa… ah no anzi si sa: “Lo stupro è ovunque per le femministe, è un modello di interpretazione cui rapportare ogni azione umana” (Miseria del femminismo).

Secondo voi,una compagna potrebbe sbarazzarsi di uno che la “ostacola” infamandolo con un’accusa di stupro? Queste accuse sono gravissime. Come se fosse facile sbandierare una violenza, parlare all’infinito di quello che le è successo, farsi carico di pressanti interrogatori da parte di mille compagni! Davvero il livello del vostro pensiero si ferma qui? mi sto pentendo di scrivervi… Le violenze all’interno dei nostri circoletti con l’A cerchiata ci sono eccome! e sapete qual’è la differenza tra ieri e oggi? che ieri una ha avuto il coraggio di smerdare le malefatte di un compagno stupratore, e molte altre hanno preso il coraggio di fare altrettanto e di darsi man forte a vicenda. Non siamo mai state zitte, i nostri cuori erano (e sono) bombe a orologeria.

Quindi l’autore dell’articolo invece che chiedersi “perchè tante donne “denunciano” violenze tra gli ambienti anarchici?” passa subito all’attacco con l’aggressività passiva. Ovvero, fa la vittima criticando il vittimismo delle sopravvissute e di tutte le persone che la sostengono.

Cari anarchici ottocenteschi, leggete qualcosa di meglio delle quattro minchiate che avete letto: vi consiglio Nicoletta Poidimani, che da anni ragiona, come femminista, sul post-vittimismo; detto in altre parole accusa le istituzioni e lo Stato di vittimizzare le donne che subiscono violenza fisia e psicologica e sprona all’autodeterminazione. Che bassezza quindi fare di tutta l’erba un fascio! Eppure sono convinta che sai che esiste un altro tipo di femminismo, quello che decide di regolare i conti a modo suo, ma non lo citi. Forse per te il patriarcato non esiste, era qualcosa che esisteva ai tempi dei primitivi, quando esisteva anche il matriarcato. Insomma, roba vecchia, ciarpame inutile, anzi inesistente.

Poi, ecco che ricadi di nuovo nello stato in cui meglio ti trovi: il vittimismo.

Piagnucoli che le donne sono ossessionate dal sesso, che a furia di parlare di stupri temono il sesso, la penetrazione! e quindi vittimizzi il tuo potere desiderante che viene censurato (povera vittima…), viene zittito; anzi il tuo desiderio è costretto a leggersi “il grande manuale degli approcci” prima di affiorare. Povero il tuo desiderio, oh povero compagno che stasera avevi proprio voglia di dare sfogo ai tuoi istinti alla festa del tuo posto anarchico preferito e invece ecco le cagacazzi femministe che imbrigliano la tua animalità. (l’animalità la tiro fuori perchè è lì che di solito si finisce quando si parla di approcci; istinto sessuale, animalità divengono grandi pregi da sfoggiare quando fa comodo).

Vittimizzarsi è uno strumento becero, sembra che lo sappia anche tu, ma non vedi quando sei tu ad usarlo. E lo utilizzi come un’arma per sentirti protetto e senza l’obbligo di riflettere sulle tue azioni.

Le parti migliori comunque cominciano quando sfoderi la spada in difesa della cultura dello stupro.

Parli solo del tuo desiderio, un desiderio a senso unico, egoista (ben diverso è l’approccio egoista di Stirner) e prevaricatore. Il tuo desiderio non tiene minimamente in considerazione il desiderio dell’altrx. Il consenso non vuol dire aderire al “grande manuale degli approcci” ma vuol dire ascoltare veramente quello che desidera anche l’altra persona!! Volere che un desiderio si avveri, costi quel che costi, è indicatore della consapevolezza del tuo potere: vuoi che il tuo desiderio venga soddisfatto ancora prima che un corpo desiderabile possa apparirti; quando compare, si trasforma in un “mezzo” per trarne soddisfazione. Ti senti completo e forte quando sei soddisfatto, senza contare quello che prova il “mezzo” (soggetto) di cui hai approfittato.

Smettetela di cadere nei vostri stessi tranelli in cui vedete manuali di comportamento, se esistono è solo perchè in tutti questi anni in cui vi abbiamo parlato, urlato o picchiato non avete ancora capito che il desiderio deve essere reciproco!!!! Perchè devo arrivare a tirarvi un pugno in faccia per farvi capire cosa desidero? perchè devo essere obbligata a vivere (tra persone che ritengo fidate) difendendomi? perchè devo sentire lo sguardo che spoglia, la battuta sessista, la palpata di culo anche tra compagnx?

Perchè mi dici che il sessismo non esiste se tanto tu non te le vivrai mai queste cose che vivo ogni giorno? Non venitemi a dire che le sentite come fossero successe a voi, perchè da quello che scrivete si denota che non avete nessuna empatia, nessun senso di solidarietà.

Consigliare che modo usare per approcciare non vuol dire normare gli approcci, ogni evento è differente e va affrontato con responsabilità. Oltretutto screditare esempi di approcci non invadenti dicendo che “in questo modo gli approcci vengono normati” mi pare ridicolo… perchè gli approcci etero non sono normati? hai una visione miope del mondo, fai caso solo a quelli che ti scomodano. Sono usciti vari opuscoli che parlano di cultura dello stupro e di patriarcato; il linguaggio che viene usato (sopravvissuta, agire una violenza ecc) non fa scomparire il problema, ma fa capire che certe parole sono problematiche: tanto per dirtene una, chi ha subito una violenza non la chiamo vittima, proprio perchè rifiuto questo ruolo che il patriarcato vuole sempre appiopparci. Negli anni però ho visto tanto tanto vittimismo da parte degli stupratori, o autori di violenze e molestie. Un vittimismo che ricade malamente sulle teste di tanti altri compagni e compagne che magari vorrebbero dare risposte migliori e fare riflessioni più acute del tuo piagnisteo.

Citando l’opuscolo “violenza sessuale negli spazi anarchici” lamenti che sottolinea di “credere alle parole della sopravvissuta” e che quindi questo suggerimento diventi un dogma per le femministe. No, mio caro, non è un dogma, è un sottolineare con Forza quello che non viene e non è mai stato fatto: ascoltare la persona sopravvissuta e non metterla continuamente davanti a dubbi, critiche e interrogatori. Questo al momento è quello che hanno fatto praticamente tutti gli anarchici che hanno ascoltato la voce del molestatore e hanno deciso di fare il contro interrogatorio alla donna (l’altra opzione tra le più gettonate è che neanche la si ascolta). Allora, chiedo a Lei, Grande Risolutore di Conflitti, cosa cazzo vuoi fare in realtà? Pensi davvero che “credere alle parole della donna farà cadere in una realtà accusatoria pazzesca”???? Cosa credi che accada ogni volta alla donna che alza la voce e racconta la sua storia di merda? ok, te lo spiego: arrivano le solite accuse (molte sono simili a quelle con cui ci hanno bruciato sui roghi durante l’inquisizione), e in effetti sembra di vivere l’inquisizione, perchè ultimamente oltre alle accuse di pazzia e isteria ci si sta “evolvendo” e gli stupratori tirano fuori faldoni di prove contro di lei, e scrivono letterine di minacce a chi è dalla parte della donna. Poi capita che costoro li vedi e li vuoi pure affrontare, ma scappano perchè sono dei codardi e non hanno argomentazioni. Negli anni ho capito che a voi anti femministi piace tanto criticare qualsiasi atto di rivolta al patriarcato perchè tanto a voi manco vi sfiora! (e anche qui sbagliate, perchè il patriarcato riguarda anche voi uomini, ma le scranne del potere sono così comode!)

Infine, prendendo ad esempio l’opuscolo “violenze sessuali negli ambienti anarchici”, io vedo un tentativo di dare una bussola nel caos che si crea dopo un caso di violenza sessuale. Alcuni esempi possono aiutarci in momenti in cui non sappiamo cosa fare per aiutare, semplicemente questo. Sminuire la frase “credi alla sopravvissuta” facendola passare come un imperativo è l’ennesimo giochetto fuorviante per accreditare le tue tesi di difesa dello stupro. Sempre a dirci cosa fare, cosa dire, come comportarci; se creiamo bande, se formiamo gruppi di amiche per un supporto post-trauma, se facciamo autodifesa ecco che avete pronta una critica da portare.

Forse sentite le vostre scranne traballare? Sei sicuro che siamo noi donne a volere sostituirvi nella presa di potere, o forse siete voi a lottare contro il femminismo per mantenere i vostri privilegi?

Al rogo non ti ci mando, non ti preoccupare. Se i roghi sono accesi è perchè stiamo tornando dall’inferno. E non staremo mai zitte.

prima che mi dimentico, grazie per i distinti saluti, contraccambio con uno sputo in faccia.

un’anarchica nel deserto,
una femminista che danza con gli spettri